DELL’INSUCCESSO SUBLIME di Giuseppe Campolo

Di mostruosità è prodiga la Natura quanto di bellezza. E, benché abbia essa gran senso estetico, è assolutamente priva di disgusto. Le si deve l’orribile necessità di mangiare, causa prima di ogni crudeltà e dell’elementare psichico bisogno di acquisire. I più evoluti rapaci, nella primitività perdurante, sono i pur grandi signori della finanza, della produzione e degli oligopoli di moderno disegno, fino alle sofisticate Chiese, raffinatissime nella mistificazione di millenaria esperienza. Tutti costoro sì che sono di successo, predatori ben camuffati talvolta. Se è lecito assimilare alla mostruosità naturale questi emblemi di estremo successo, veri incubi dell’inconscio, qual è dunque l’identikit della bellezza nel regno umano?
Il successo e l’insuccesso, a ogni livello sociale, sono relativi all’obiettivo che il soggetto si è posto. Jack lo squartatore è, per successo, uno degli uomini migliori. Attila, Gengis Khan e Carlo Magno, Cesare, Nerone e Tamerlano, Napoleone, Hitler e Stalin lo erano, nessuno lo nega; e ce ne sono oggi loro pari. Caratteristica comune di tal genia è la prepotenza.
Il repertorio, finalizzato a far porgere l’altra guancia, ben particolare di torture psicologiche e fisiche delle Chiese ha già un’ampia trattazione in letteratura, che è tuttavia fortemente rimossa nella psiche collettiva, cosa questa che dovrebbe essere oggetto di approfonditi studi. A tali tecniche estortive devono il loro innegabile trionfo, veramente da complimentare anche per la durata, la potente presenza e le gloriose prospettive future.
È comune la convinzione che le loro ammirevoli affermazioni appartengano ai vari Profeti e segnatamente a Cristo, addirittura dio.
E qui lo neghiamo. Nessun profeta, e Gesù in assoluto, ha avuto il benché minimo successo!
E io dico che Cristo è, per eccellenza, l’Insuccesso Sublime.
L’obiettivo di questo sacrificato era che l’umanità riconosca il suo bene nel reciproco aiuto e nella collaborazione. Egli respingeva le modalità impositive anche per tali lodevoli fini. Riconobbe male radicale nel dominio; pertanto doveva essere soppresso dai dominatori. Tutte le modalità sociali che egli ha inteso additare come errate permangono virulente.
La Chiesa, invece, con sue finalità in nome del Salvatore che anch’essa avvilisce, ha grande potere sulle persone, e tutti gli scalatori l’assecondano temendola. Essa dunque è in antitesi, di principio e fatto, con colui di cui afferma di essere continuatrice e consacrata sostituta.
Ma, per non apparire pessimisti, aggiungiamo che una certa fascia di umanità ormai è maturata nella sensibilità, ed è andata oltre le Chiese, e persino la Natura e Cristo, il quale apparteneva comunque alla cultura dell’agnello sacrificale che continua a straziarci.
Tra gli Insuccessi Sublimi dobbiamo segnare l’Esperanto, in croce ancora, col suo ideatore Zamenhof, pur se non fu linciato in quanto non era necessario. Infatti, perché fallisca l’obiettivo di unificare le genti, dar loro una facile lingua comune che non sia di un colonizzatore, e farli sentire fratelli, basta l’inerzia delle persone. Le istituzioni che si sono date il compito di divulgare la lingua prospettata universale per fortuna non hanno mezzi di coercizione, se non quella piccola tendenza all’oppressione dei vertici, propria di ogni organizzazione che rispecchi, anche per legge, la democrazia a cui fa capo. Giacché anche la democrazia non è che una moderna impostura, malgrado ogni buona volontà: non può che essere ipocritamente democratico, il potere, in una società così miserabile che ne ha bisogno. Il popolo non governa mai, lo fa sempre qualcuno per lui, con arbitrio!
Esperanto, speranza dell’umanità, tu vivi mentre ogni giorno ti danno per morto.
Ma che tu non possa avere domani, se dovrai essere imposto!
Lascia che ti sopravviva Barabba.

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