IO SONO COMPLOTTISTA di Giuseppe Campolo

il fuorviante uso della parola

Umberto Eco, con il suo opuscolo dallo stile abbastanza pedestre “Il complotto” ha dato autorevole crisma ai pappagalleggianti che stigmatizzano con alquanto disprezzo i complottisti, che sarebbero quelli che vedono inesistenti intrighi a danno del popolo da parte di elite dominanti. Un pasticcio linguistico, accolto con prosit dai qualunque bevitori.

Il complotto è un progetto segreto ai danni di chi detiene il potere. Ora, se non si vuole avvalorare come vera la corbellata del popolo sovrano, chi agisce a danno di questo è da sempre il potere reale, che non ha bisogno di complottare, avendo l’impunibile signoria di gabbare.

Le cose stanno così, da sempre. I più forti, o perché hanno le terre, le mandrie o l’esercito o il denaro, vessano e sfruttano tutti gli altri. Cosa formi questo diritto, tuttora vigente palesemente, si potrebbe ben approfondire; ma in sostanza esso mi pare fondato soprattutto su una debolezza della psiche degli assoggettati, che però si sveglia di tanto in tanto e mugugna o petisce (vedere la vergognosa etimologia di petizione).

I cortigiani usano anche i mezzi più vomitevoli per sbeffeggiare questi ultimi, gli inermi protestatari cioè, e tacitarli, in nome del sacrosanto, del legittimo e del benefattore. Si accreditano fra loro: sono tutti eminenti. Merdoso chi non si accoda.

Ma il complotto, direi il Complotto, è la rivolta del più debole variamente ingiuriato, che per evitare di essere spento lo trama in segreto, pur nell’eroica coscienza che la statistica non è in favore del suo successo e che anzi quasi sicuramente verrà soffocato. Al giorno d’oggi, questo tipo di complottisti fanno pena persino ai complottisti.

I complottisti in voga respingono quest’appellativo, argomentano; e preparano un nuovo partito politico. Cacchio, anch’essi hanno capito che ciò che rende è stare in sella! Date loro anche un sellino, e facciamola finita!

La verità è che non c’è mai stato complotto o rivoluzione che abbia potuto stabilire una vera giustizia, un equilibrio dolce fra le anime. Mai ha potuto determinare una vera civiltà. Tuttora valgono le forze! Politiche, all’interno delle nazioni; militari, strategiche e finanziarie, in ambito delle potenze (!) internazionali. Come devono dirlo meglio? Conta la forza! Giustizia, niente!

Il complotto, per instaurare la democrazia reale, la civiltà: mera utopia.

Amici, io devo dichiarare ora di essere un obsoleto romantico, un complottista. In pectore, naturalmente. O in pagina, se preferite. Anche io ho famiglia.

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