MARTE di Giuseppe Campolo

Non ci si deve sforzare a dimostrare la seduzione che esercita ciò che è massimamente inospitale, sull’essere umano. Si sforza già quest’ultimo a darne prova, indefessamente lavorando per far diventare la Terra un incubo, che richiederà molto eroismo e molti olocausti per continuare ad abitarla nel prossimo futuro. Incontenibile gioia stanno suscitando, infatti, le notizie di catastrofi ambientali che dai continenti giungono, appagando il gusto del brivido e la passione del dramma.
Inoltre si agogna colonizzare quell’esempio vero di terrore, che noi chiamiamo pianeta rosso e i babilonesi Nergal cioè morte e pestilenza. Dai greci in poi è il dio della guerra, Marte, anche così poco raccomandabile.
Marte è peggio che la Siberia e l’Artico per il freddo, inoltre non ha un’atmosfera respirabile, ed essa è una fascia troppo piccola per proteggere i coloni dai raggi cosmici e dal vento solare. Pianeta del tutto indifeso, anche per la mancanza di campo magnetico: non ha un vivo cuore di ferro come il nostro, ma di pietra inerte.
Si aggiunga che possiede una gravità dimezzata rispetto alla Terra. Che bello! direbbe il vostro piccino comprendendo che potrebbe fare salti di due metri, prima di sapere che ben presto non sarebbe più in grado di eseguirli, perché il suo corpo si adatterebbe, affievolendosi.
Marte è una prigione infernale. Ma ci manderanno della gente mentalmente ben condizionata, che si figura di essere eroica pioniera sui confini della Scienza. Quante medaglie ancora!
Marte è un poliamore di miniera. Successivamente ci manderanno minatori e tecnici bisognosi di lavoro, allettati da formidabili contratti d’ingaggio in favore delle famiglie. Queste capiranno che li stanno vendendo e non li rivedranno mai più? Non vorranno capirlo e riusciranno a credere, esse beneficiarie (non meravigliatevi), che i loro congiunti sono eroi dell’umanità!
Eppure nessuno, né voi né io, è immune dal fascino dell’ignoto che giace in sognante moto nello spazio. Allora ci figuriamo di poter cambiare quell’inferno in eden, impiantando foreste, introducendo animali, producendo buona atmosfera in quantità. I vegetariani premono per la produzione di foglie di fico altamente proteiche, il cui lattice può essere dato agli infanti e da cui si possa ricavare parmigiano reggiano e ricotta pecorina in quelle lande.
Fabbricare l’aria va bene, ma se il pianeta non ha gran massa per trattenerla e se la fa sfuggire di nuovo? Aumenteremo la massa, manca a noi? Eccoci a rimorchiare asteroidi, di cui ce n’é a volontà giusto in quei pressi (ricchi d’oro, che fa un bel peso), per adagiarli nel fondo dei crateri. Quanto lavoro per i prossimi secoli!
E colonie rivali.
E guerre.
Ma alla fine il pianeta avrà massa simile alla Terra; i Tesla lo doteranno del magnetismo necessario, con ben assestati fulmini sui minerali di ferro apportati; i botanici, dell’antica erba annuale ora faranno una pianta OGM perenne, che quattro volte l’anno porta riflessi dorati sul ghiaccio, con spighe grandi quanto la fiaccola della libertà, dai chicchi di un chilo l’uno buoni per celiaci, mutuando il fusto possente di un’altra, sempre della famiglia delle graminacee: il bambù Moso, resistente al freddo e alle urine degli incontinenti. Ogni chicco di “grenego” (tal specifico nome lo hanno suggerito gli esperantisti in UNESCO), appena forato dall’ago di una macchina, si svuota di una farina di semola rimacinata in un sacchetto ben commisurato, che automaticamente viene chiuso sotto vuoto plus. Il progetto è finanziato da Rothschild Junior XIII; il relativo laboratorio, costruito in speciale bianchissimo polistirolo ultracompresso, è insediato fra i nuovi anfratti che, svanendo, il ghiaccio ha lasciato nella banchisa dell’Antartide, di cui con buon effetto sostituisce la riflessione dei raggi solari.
Non sembra che l’aumento sostanziale di massa del nostro vicino che siamo pronti a colonizzare, secolo più secolo meno, possa avere gravi ripercussioni sull’equilibrio del sistema solare, tranne che i due satelliti, i cui nomi sono l’equivalente di paura e terrore, ne verrebbero irrimediabilmente attratti; e sarebbe dunque il caso di provvedere a farli planare per primi. Ma molti romantici stanno raccogliendo le firme su Avaaz per riunirli in un’unica luna, con la spinta di qualche razzo e successive opportune imbracature, a cui far prendere gradualmente quota fino all’equilibrio di una giusta orbita, più lenta e più godibile. Non dico soltanto godibile esteticamente come argentata luna, ma pure come pratica stazione aerospaziale.
E l’acqua, non è un grave problema? Facilissimo da risolvere! Questo bene prezioso e semplice è costituito da idrogeno e ossigeno, si sa. Di ossigeno in Marte ce n’è in abbondanza, se si ha l’accortezza di togliere, dall’anidrite carbonica, il carbonio che può sempre servire. Non resta, alla fine, che portare lì tutte le bombe a idrogeno che abbiamo qui; e l’acqua scorrerà limpida, disinfettata dai raggi gamma, nei giardini marziani.

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