LIBIDO di Giuseppe Campolo

Santa Natura, in te m’esalto, e all’anima
Un fremito mi passa alto e gentil.
Son tuo, son tuo, madre infinita: i palpiti
Dell’immensa tua vita io sento in me.
                                              Mario Rapisardi

Dall’acqua alla roccia, affascinante scrigno è la Terra. Sin dai primordi, l’eleganza d’ogni forma vegetale non perde spettacolarità graziosa nemmeno nella morte, che vibra di colori ascetici. Sembra opera di una Dea innocente, pacifica e benigna, capace di gestire ottimamente il circoscritto orizzonte che le fu appaltato.

Per la vita di carne, invece, la Natura si impegnò in esperimenti insani, come fosse un altro Dio, un Dio maschio, appunto, sconsiderato e impacciato; oppure Femmina, sì, ma resa isterica dall’azzardo di affrancare viventi dalla dipendenza stretta dal suolo. È forse nato allora l’anelito sublime, potentissimo e assurdo, alla libertà?

Che saggezza fu mai, farli semoventi, se le costò tradire il suo bel senso estetico? Le necessitò la scelta schifosa di far accogliere l’humus in seno al corpo, dove lo scrigno dei sentimenti fa orrore e l’elaboratore del pensiero sconcerta, montando una sorta di macchina da compost che azzanna, strazia e tritura con gusto raffinato, per inglobare esseri palpitanti a profitto di radici villose. Siffatte gentilezze educano persino Profeti, che incorrono nel lapsus, inavvertito, di stabilire sacro lo sgozzare e arrostire il capretto. La Demiurga, tutta psiche, con appropriato inconscio planetario, così proiettava i suoi demoni, impaludando l’alta meta comandata, il cui avvertito disagio, ineffabile, chiamiamo Tensione Spirituale.

Ne partorì di tutte le fogge e misure, per colmare ogni falla dell’architettura, assegnando compiti di pena e immondi, come se fosse un prototipo di scienziata priva scrupoli. Per moltiplicare, ricorse al fai da te del fiore sbandierato con sfrontatezza al vento, in muso all’ape, stupida carne (per fruitori più grossolani, rosa che non profuma)! Condannò la femmina alla fregola e alla meschina seduzione. Astuta e torbida, mascherò la verità delle viscere con ingannevole cosmesi, per indurre all’accoppiamento. Assicuratasi l’avvicendarsi in automatico, quest’ammirata Anima mundi butta nel suo ventre le allevate animuzze ancora nostalgiche di bellezza.

Qualche idea di dove andare a parare l’avrà avuta, e se la sarà data alla maniera degli alchimisti, suoi discepoli prediletti: una suprema pietra filosofale, incognita di adeguata altezza, un braccio più in là del suo possibile. Ma fece appena in tempo, per sfornare umani, prima di entrare in menopausa.

Nel mentre che siamo un presente che frana, Olistici ascrivono alla Santa Natura ogni sorta di perfezione. Essi s’ingannano per carenza di coraggio.

Non sapendo che farsi di pochi altri miliardi di anni, a esempio Suo, guerreggeranno la battaglia finale, umani e trans-umani, credendo si tratti di evoluzione.

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