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“Annuvolata” è un romanzo in cui, con rilevante capacità di visualizzazione, la sbrigliata fantasia dell’autore conduce a straordinari e avvincenti voli in atmosfere surreali.
L’estroso protagonista, avventuroso e geniale, è dotato di alcuni poteri ed è certo di avere “una possente identità”, che non ammette cedimenti o vigliaccherie e, d’altra parte, lo fa sentire titolare di molti diritti. Esercita su ogni evento che lo riguardi il suo senso critico, si interroga e si studia nel profondo offrendo al lettore non pochi sprazzi di saggezza e simpatiche e sempre originali considerazioni condite di un sano umorismo. Nulla gli sfugge, infatti, sia quando si muove nella realtà quotidiana e si ferma ad osservare la natura o a indagare sui comportamenti degli uomini, sia quando si tuffa con voluttà nella dimensione onirica o si immerge nell’esperienza ascetica. Divenuto ormai “pescatore del cielo”, “salpa” in “acqua metafisica”. Negli ultimi capitoli provoca consapevolmente un fenomeno di dimensione planetaria, percepito dai mortali erroneamente inquietante. Esempio unico in letteratura, e non soltanto perché questa volta l’attore è terrestre, ma per la modalità e la causa fisica e motivazionale scatenante e per il suo sostanziale benefico effetto, tale da trasmutare l’umanità.
Colpisce in queste pagine, assai spesso divertenti, la qualità della scrittura, una scrittura della quale il narratore-protagonista dichiara di non conoscere il fine, mentre il lettore attento può facilmente individuarlo nel piacere, o addirittura nell’esigenza, di narrare inseguendo le ardite esplorazioni del pensiero e facendo del significante un attraente e, dunque, fondamentale strumento di comunicazione.
Una prosa elegante, dall’andamento serrato e fluido, nella quale la scelta lessicale si fonda sul rigore e sulla proprietà di un linguaggio costantemente arricchito da aggettivi, che si legano armoniosamente ai sostantivi, nella solida architettura di un periodare ineccepibile.
Gradevoli, poi, nella loro levità, le metafore disseminate nelle pagine; esse conferiscono al discorso dignità d’arte, purificandolo da ogni volgarità. Bisogna, infine, riconoscere all’autore la capacità di “dipingere” immagini pregnanti che vanno apprezzate per la nitidezza della rappresentazione di stati d’animo e per l’essenzialità dell’espressione decisamente poetica.
Anna Maria Crisafulli Sartori
“Soledad Montero: La strega” è un romanzo in cui l’autore, Giuseppe Campolo, editor nel romanzo che si sigla G.C., si va personaggio per creare l’Autore, Soledad Montero, che dunque scrive un romanzo per deliziare il suo amante, la quale relazione è anche ben narrata e intersecata con il romanzo che lei inventa.
PREMIO “ELIO VITTORINI” 16 dicembre 1989
Giuseppe Campolo – «Soledad Montero: La strega» – Romanzo
Con stile originale e moderno l’autore riesce a farci entrare nella complessità del “suo sentire” svelandoci aspetti insoliti ed affascinanti del divenire mentale.
Parole e logica si legano attorno a un filo narrativo che sta al limite tra realtà e magia, tra linearità e contraddittorietà, tra prosa e poesia.
Egli manifesta sottile compiacenza di creare contenuti nuovi ed autentici, che si dilatano nell’uso ricercato del vocabolario che dà corposità alla verbalizzazione tra i personaggi e, nel contempo, sfugge a qualsiasi delimitazione o definizione, in quanto le parole sono di per sé evocatrici di immagine su immagini.
La Giuria della Sezione Narrativa